Su PLOS ONE del 07/12/2022 è stato pubblicato, con licenza Creative Commons Attribution,  lo studio "Context and prediction matter for the interpretation of social interactions across Il contesto e la previsione contano per l'interpretazione delle interazioni sociali tra le specie" di Theresa Epperlein, Gyula Kovacs, Linda S. Oña, Federica Amici, Juliane Brauer (Kun Guo, University of Lincoln). 

Lo studio aveva l'obiettivo di testare  la  capacità  dei  partecipanti (92 adulti  sani, 30 uomini e 62 donne)  di  valutare  varie  situazioni  sociali  tra  membri  di  tre  specie.  A  tale  scopo,  sono state presentate  brevi  video  clip  (54 in totale) di  tre diverse  tipologie di interazioni  nella  vita  reale  (aggressiva,  neutra  e  giocosa)  di  coppie  di  cani,  scimmie  (macachi)  e  bambini .

Interazione

E' stato, quindi,  chiesto  ai  partecipanti  di  classificare il contesto,  ossia  se  fosse  aggressivo,  neutrale  o giocoso (gruppo 1),  oppure  di  prevedere  l'esito  delle  interazioni  osservate (gruppo 2).  I  cani  sono  stati  scelti  per  valutare  le  interazioni  interspecifiche perché  hanno  vissuto  a  stretto  contatto  con  gli  umani  fino  a  30.000  anni  e  hanno  subito  uno  speciale  processo  di addomesticamento. I  macachi  sono  stati  scelti  per  la  loro  parentela  come  specie  di  primati.

Le  prestazioni  dei  partecipanti  nei  due  gruppi  sono differenti a  seconda  della specie  e dell' esito dell'interazione.  Inoltre,  si riscontra  una  significativa  correlazione  tra  specie  e  tipo  di  compito,  il che fa pensare che  i partecipanti  nei  due  gruppi  abbiano prestazioni diverse a seconda della specie osservata. I  partecipanti, infatti,  si  sono  comportati  diversamente  per  le  tre  specie e  questo  effetto  è dipendente dal  contesto.  Ancora,  la  performance  è  stata  diversa  per  le  tre  specie ,  con  tutti  i  partecipanti  che  hanno ottenuto  risultati  migliori  con  i  primati  rispetto  ai  cani. Anche  le  prestazioni  sono risultate diverse  per  i  tre  contesti.

Classificazione del contesto

Al primo gruppo è stato richiesto di indicare il contesto della interazione ripresa in ciascuna clip video.

 I  partecipanti  hanno  identificato  il  contesto  dell'interazione  sociale  nei  videoclip, in maniera non aleatoria,  per  la  maggior  parte  dei  casi con  l'eccezione  delle  interazioni aggressive  nei  cani  e  negli  esseri  umani.

Il  contesto  giocoso  è  stato  classificato  correttamente  in  circa  il  70%  delle  prove  relative alle interazioni degli umani e dei cani. Le interazioni  tra  scimmie  sono  state  classificate  significativamente  peggio di quelle  tra  umani. 

Fig 1

Per quanto riguarda le interazioni aggressive,  i  partecipanti  hanno  categorizzato  correttamente  il  contesto  per  le  scimmie  più  spesso  che per  i  cani.

 Allo  stesso  modo,  per  gli esiti neutri, il  contesto  è  stato  classificato  meglio  per  le  scimmie  che  per  i  cani  e  gli  umani.

Analizzando in base alle specie sono stati riscontrati  i  seguenti  risultati:

Per  i  cani  il  contesto  è  stato classificato  nel modo peggiore  nel  caso aggressivo,  mentre  le  interazioni  giocose  e  le  interazioni neutre  sono  state  classificate  significativamente  meglio.
Per  gli  esseri  umani,  il  contesto  giocoso  è  stato classificato  meglio  di  quello Neutro  e  quello Aggressivo. Per  le  scimmie,  il risultato è diverso:  il  contesto  è classificato meglio nelle  situazioni  Neutrali  rispetto  agli  altri  due  contesti.

Fig 2

Predizione dell'esito
Al secondo gruppo è stato chiesto di predire l'esito della interazione (es. uno dei due individui minaccia o aggredisce l'altro, oppure propone di giocare oppure nessuno dei due esibisce alcun segnale).

In generale, tutti partecipanti sono stati in grado di predire l'esito dell'interazione in modo non aleatorio in tutti i casi tranne che nelle interazioni aggressive tra cani.

Nel contesto giocoso i partecipanti hanno predetto l'esito meglio per cani e umani che per le scimmie.

Nel contesto aggressivo le predizioni migliori sono state per i primati e nel contesto neutro per gli umani.

Per  quanto  riguarda  le  prestazioni  individuali  sono state trovate  correlazioni  positive  tra  la  previsione dell'esito  delle  interazioni  sociali  tra  tutte  e  tre  le  specie: i  partecipanti  che  erano abili  predittori  per  una  specie,  hanno  ottenuto  buoni  risultati  anche  per  le  altre  due.  Sono state riscontrate  anche correlazioni  positive  nella  previsione  del  risultato  tra  tutti  e  tre  i  contesti , il che fa concludere che  i  partecipanti  che  erano  abili  predittori  per  un  contesto,  si  sono  comportati  bene  anche  per  gli  altri  contesti.

Pertanto,  ci  sono  persone  che  sono  abili  predittori  delle  interazioni  sociali  in  generale, indipendentemente  dalla  specie e  dal  contesto.

Conclusioni

La conclusione che qui ci preme (ovviamente  non l'unica dello studio) è che,  il  comportamento  aggressivo  dei  cani  non  è ben  riconosciuto.  Inoltre,  i  partecipanti  non  sono stati in  grado  di  prevedere  cosa  potrebbe  potenzialmente  accadere  dopo. Altri studi  hanno  dimostrato  che  gli  esseri  umani  si  comportano  sorprendentemente  "male"  nel  rilevare  ansia  e  aggressività  nei  cani e questo probabilmente è  il  motivo  della  relativa  frequenza  di  episodi  di  morsi  segnalati, poiché  gli  esseri  umani  non  riescono  a  cogliere i  comportamenti  sostitutivi (displacement behaviours)  e di pacificazione (appeasement behaviours)  dei  cani  prima  di  un  attacco.  Una possibile misura per  prevenire  gravi  episodi  di  morso  passa per una migliore educazione dei  potenziali  proprietari  relativamente al comportamento  del  cane  prima  dell'adozione,  poiché  è  stato  anche  scoperto  che  possedere  un  cane  non  migliora  la  capacità  di valutarne  il  comportamento.

Inoltre, si è compreso che nonostante i cani esprimano i propri stati emozionali in modo evidente con il corpo, gli umani si focalizzano principalmente sulla testa e, se vengono mostrate le sole espressioni facciali, tendono a prestare attenzione alla regione oculare. Al contrario i cani tendono a concentrarsi sui segnali corporei tanto di cospecifici che degli umani.

In conclusione: gli  esseri  umani  hanno prestazioni  al  di  sopra  del  livello  casuale  nel  valutare le  interazioni  sociali  naturali  negli  esseri  umani,  nei  cani  e  nelle  scimmie,  anche  senza  precedenti  esperienze particolari con  le  specie  non  umane.  Quanto  bene  gli  esseri  umani  prevedono  i  risultati  e  classificano  le situazioni  dipende  dalla  specie  e  dal  contesto. Gli  esseri  umani, inopitatamente,  non  sono  migliori nel valutare  le  interazioni sociali  della  propria  specie  rispetto  ad  altre  specie.

Inoltre, sorprendentemente,  i  partecipanti  hanno prestazioni particolarmente scarse quando  valutano  il  comportamento  aggressivo  dei  cani:  i  comportamenti aggressivi  nei  cani  non  sono  ben  riconosciuti  e  gli  esiti  delle  interazioni  aggressive  tra  cani  sono  difficili  da prevedere  per  l'umano medio.